Post

Visualizzazione dei post da giugno, 2010

EREMO - incipit

Immagine
Monologo vincitore del premio ‘Per Voce Sola’ 2009 di Cuneo e pubblicato sull'antologia a cura della NerosuBianco Edizioni EREMO (Luce sull’attrice. Tutto è nell’ombra. Lei indossa una tuta grigia) Io ho ucciso. Non per sbaglio, per un incidente, per un caso fortuito. Io ho ucciso proprio perché volevo farlo. Era la mia ambizione. Ognuno di noi ne ha una. Da ragazzi ci si incontrava, ci si raccontava, ci si apriva. Ci si incontrava nell’oratorio della chiesa, e dove se no? Il mercoledì pomeriggio. A volte solo tra noi ragazzi, a volte con don Marcello. Era lui a volere questi incontri, per raccontarsi, per aprirsi, per aiutarsi… Per sapere i cazzi nostri! Eravamo le sue cavie, il suo esperimento, il suo argomento di tesi. Laurea in Psicologia e Legislazione Sociale. Argomento della tesi: Analisi della Moderna Personalità Eremitica dei Giovani generata dall’Impatto Multimediale. Cazzo significava? Per don Marcello voleva dire: prendere un gruppo di adolescenti, disada

Art Foto

Immagine
CHE TALENTI!!

L'ULTIMA TRASFORMAZIONE. incipit Monologo Primo classificato al concorso "Mille occhi per una sola Voce" Premio C.G.Viola

Monologo vincitore della seconda edizione del Premio C.G.Viola ‘Mille occhi per una sola voce’ L’ultima Trasformazione Di Maria Adele Popolo Contesto della scena: Arrivata sull’uscio di casa, la porta è chiusa. Lei ha una chiave in mano, una di quelle antiche con il braccio lungo, che protende verso la toppa ma che trattiene titubante. È l’uscio di un basso, una casa a piano terra con solo un paio di scalini a separarla dalla strada, uno dei tanti bassi del vecchio quartiere, con una porta di legno scrostato, su cui s’intravedono i segni della vita attraverso le varie mani di sverniciatura di vari colori, dal verde pisello al marrone cacca al bordeaux… Si ferma sull’uscio di fronte a quella porta senza avere il coraggio di aprirla. - Dovrei essere felice. Sono tornata a casa. Questa casa. La casa. L’unica e sola che abbia mai sentito veramente come tale, il nido, l’alcova… casa. Anni trascorsi tra muri estranei bianchi, giallini, verdini, celestini, scoloriti, scalcinati